Il contratto di franchising è un contratto attraverso il quale un produttore industriale – detto franchisor o affiliante – concede ad un rivenditore – detto franchisee o affiliato – di entrare nella catena distributiva del suo prodotto. Gli concede quindi il permesso di venderlo. In cambio versa al produttore una somma fissa (diritto di entrata o entry fee) ed una variabile (canone o royalty) che corrisponde alle percentuali sulle vendite.
Questo tipo di contratto è chiamato in Italia anche "affiliazione commerciale" ed è molto diffuso: pensiamo, per esempio, a quelle librerie che hanno insegne ed arredamento identici in ogni città d'Italia, o più semplicemente alle sedi di un famoso fast-food americano diffuse in tutta la penisola.
Aprire un Franchising: obblighi dell'affiliato. Con il contratto di franchising, il rivenditore affiliato resta un imprenditore autonomo, ma entra a far parte del piano di mercato che il produttore affiliante ha ideato per far diffondere il suo prodotto.
Per poter stipulare il contratto, deve avere a disposizione un negozio con determinate caratteristiche di grandezza ed ubicazione nonché versare una somma al momento dell'ingresso nella rete ed una quota sugli incassi.
Il suo principale obbligo è quello di rispettare le clausole del contratto decise dal produttore e imposte in modo uguale a tutti gli affiliati. Queste clausole riguardano il modo in cui devono essere arredati i locali di vendita al pubblico, come deve essere promosso il prodotto, come va formato ed anche vestito il personale addetto alle vendite o altri dipendenti del rivenditore affiliato.
Attività in Franchising e obblighi dell'affiliante. Il produttore affiliante, da parte sua, fornisce al rivenditore la possibilità di sfruttare una serie di diritti di proprietà industriale ed intellettuale che hanno a che fare con marchi, brevetti, diritti d'autore, assistenza, consulenza tecnica, ecc.
Gli concede licenze di marchio e di insegna, che permettono al rivenditore di allestire il punto vendita ed avere, così, la sua stessa immagine imprenditoriale. Con un franchising, infatti, l'idea che si ha è quella di trovarsi di fronte ad un produttore che rivende direttamente ai consumatori i suoi prodotti.
Il contratto di franchising è nato come contratto atipico, ma è stato regolamentato nel 2004, entrando di fatto a far parte dei contratti tipici. Il nostro ordinamento ha quindi fornito indicazioni su come deve essere stipulato un accordo di questo tipo per poter essere considerato valido.
Innanzitutto, la forma del contratto di franchising deve essere sempre necessariamente scritta. Se questo contratto non viene stipulato per iscritto, la legge lo considera del tutto nullo.
Può durare anche "a tempo indeterminato", cioè le parti possono anche stabilire che non ci sia un termine di scadenza. Se invece viene decisa una scadenza, il contratto non può durare meno di 3 anni e comunque il produttore affiliante deve far sì che l'affiliato abbia il tempo necessario per poter in qualche modo recuperare l'investimento iniziale e tutte le spese sostenute per poter entrare nella sua rete commerciale.
Se uno di loro non rispetta i patti, può allora essere chiesta la risoluzione anticipata del contratto.
E' fondamentale che ci sia un contenuto minimo, dettato proprio dalla legge. Questo contenuto deve dare indicazioni sull'investimento e le spese d'ingresso sostenute per entrare nella rete, in quale modo verranno calcolate le percentuali di vendita da consegnare al produttore, come deve essere rinnovato il contratto, la sua risoluzione o una sua eventuale cessione. Può anche prevedere una serie di condizioni che servono per aiutare in qualche modo il rivenditore a svolgere al meglio quell'attività.
Infine, sia affiliante che affiliato hanno vari obblighi, tra cui quello di scambiarsi a vicenda informazioni esatte. Ad esempio l'affiliante deve fornire all'affiliato tutte le informazioni che riguardano la rete nella quale sta per entrare a far parte. Se queste informazioni risultano false, il contratto potrebbe essere annullato per dolo.
L'affiliato ha l'obbligo alla "massima riservatezza", cioè non deve diffondere informazioni dettagliate su quella attività ad estranei nemmeno dopo lo scioglimento del contratto. Quest'obbligo deve essere rispettato anche dai suoi dipendenti.