La mobilità è una particolare procedura che può essere attivata quando i dipendenti di un'impresa, a causa della chiusura dell'azienda o comunque della riduzione delle sue attività, vengono licenziati.
Fa parte della categoria degli ammortizzatori sociali, cioè di quelle misure di sostegno previste in Italia per tutti coloro che versano in stato di disoccupazione o precariato o semplicemente rischiano di perdere il posto di lavoro.
Scopo principale della mobilità è quello di far sì che chi viene licenziato da un'impresa in difficoltà abbia comunque un'entrata economica (una indennità di mobilità) sulla quale poter contare mentre è alla ricerca di un nuovo impiego e, contemporaneamente, sia agevolato nella fase di reinserimento nel mondo del lavoro grazie all'iscrizione in liste speciali di collocamento (le liste di mobilità).
La procedura di mobilità può essere avviata per le realtà aziendali in cui operano più di 15 dipendenti in due casi:
L'impresa che vuole avviare una procedura di mobilità deve comunicare la sua intenzione alle RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali) ed alle associazioni di categoria.
Una volta ricevuta la comunicazione, le RSA esaminano la situazione per cercare di capire se la mobilità è sul serio l'unica alternativa oppure se è possibile adottare altre soluzioni (per esempio la stipulazione di eventuali contratti di solidarietà, grazie ai quali tutti i dipendenti eviterebbero il licenziamento continuando a lavorare nell'impresa con un orario di lavoro ridotto).
Se dall'esame risulta che l'unica via percorribile è proprio la mobilità, l'impresa invia una comunicazione ai dipendenti e l'elenco dei licenziati alla Direzione Territoriale del Lavoro.
Le liste di mobilità sono liste di collocamento speciali alle quali possono iscriversi in questi casi i lavoratori licenziati dall'impresa.
Grazie all'inserimento in queste liste, i lavoratori ricevono una indennità (una somma di denaro) per un certo periodo ed hanno la possibilità di trovare un nuovo impiego in modo più facile e veloce rispetto ad altri disoccupati: le imprese che vogliono assumere nuovo personale, infatti, normalmente possono accedere a numerose agevolazioni e sgravi fiscali se scelgono lavoratori in mobilità.
L'indennità di mobilità è il contributo al quale il lavoratore ha diritto solo se risulta iscritto ad una lista di mobilità.
Oltre all'iscrizione, per poter godere di questa indennità il lavoratore deve essere in possesso anche di altri requisiti. In modo particolare, deve essere stato assunto a tempo indeterminato, deve aver maturato un'anzianità aziendale di almeno 12 mesi e deve aver svolto attività lavorativa per almeno 6 mesi effettivi (all'interno dei quali vengono comunque conteggiati anche i giorni di malattia, infortunio, maternità, ferie).
Calcolo indennità di mobilità.
La somma che si percepisce con l'indennità di mobilità corrisponde per i primi 12 mesi al 100% del trattamento straordinario di CIG (di Cassa Integrazione Guadagni) che spetterebbe al lavoratore, dal quale viene sottratta un'aliquota contributiva del 5,84%. Dopo il primo anno, il lavoratore ha diritto all'80% di questa integrazione salariale.
La durata della mobilità dipende dall'età del lavoratore in mobilità e dall'anno in cui è stata avviata la mobilità nel suo caso e viene ridotta in modo graduale fino ad arrivare alla fine del 2016. Ciò è dovuto al fatto che la Riforma Fornero del 2012 (Legge n. 92/2012) ha previsto la totale eliminazione di questo ammortizzatore sociale nel futuro: dal 2017, infatti, non sarà più possibile avviare una procedura di mobilità.
Il Jobs Act – la nuova riforma del lavoro avviata dal governo Renzi nel Dicembre 2014 – ha mantenuto questa decisione di eliminare la procedura di mobilità, sostituendo solamente il tipo di ammortizzatore sociale che prenderà il suo posto: dal 1 Gennaio 2017, infatti, la mobilità non sarà più sostituita dall'Aspi (l'Assicurazione Sociale Per l'Impiego prevista dalla Riforma Fornero), bensì dalla Naspi, la Nuova Assicurazione Sociale Per l'Impiego in vigore dal 1 Maggio 2015.
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